ROBERTO SAMBONET – La teoria della forma
Milano | Triennale fino all’8 settembre 2024
“Sono posate Sambonet” oppure “agli sposi abbiamo regalato un vaso di Sambonet”, diceva mia madre Franca con un certo sussiego per indicare qualcosa che capivo di pregio. Samboné per me era un materiale misterioso, il Samboné, oppure un posto, un’officina di cose preziose. In effetti la Sambonet era una manifattura piemontese della famiglia Sambonet che fin dal 1856 ha prodotto argenteria e posate di gran valore. Nel 1924 nasce poi Roberto Sambonet, e in quegli stessi anni la famiglia espande l’azienda a livello industriale.
Di Roberto Sambonet ignoravo tutto, l’enorme produzione artistica e formale, la stupefacente mole di lavori prodotti in vari campi dell’espressione. In mostra alla Triennale di Milano fino all’8 settembre 2024 vedrete tutto il ventaglio operativo (pittura, grafica, design) da cui si coglie l’unità di intenti e di pensiero dell’artista/designer di Vercelli. Esplora le forme delle foglie, le sceglie. Analizza tutti i codici, acquerello, collage, disegno a china, olio, raccoglie così ritratti di persone e paesaggi da tavola, quelli preparatori al progetto di vasi, posate, piatti, pentole, che diventano città da tavolo. Troverete i progetti per le riviste di architettura, gli schizzi, le cartoline disegnate e inviate ai figli. Colpisce lo scavo, l’analisi e la sintesi, il raggio d’azione che non ha paura delle tecniche diversissime per raccontare la realtà, i viaggi, la vita in Brasile, e gli affetti, i progetti di bicchieri, posaceneri, sfilate di moda. E i paesaggi impalpabili della serie 22CAUSE+1, Frontespizio e 22 tavole a china su carta, per le parole del poeta Emilio Villa.
3
nulla si esaurisce di ciò che è azzurro
19
Chi registra le titubanze liturgiche dell’agave,
chi turba con il solo pensiero i moti dell’oscuro profilo,
sa che ogni oscillazione separa il mondo
dal
mondo
22
l’entrata nel labirinto
è all’uscita,
al coerente delirio delle zone vegetali
Allestimento portentoso, da capogiro, dà a tutto il materiale leggerezza e ponderosità,
del resto si tratta di ben 1.300 opere, tra oggetti, disegni, dipinti e documenti in gran
parte inediti.
E poi c’è il mare.
Limiti della mostra
Se c’è un limite, alcune delle mirabili opere appese, sono appese troppo in alto. Se non fosse per la mia abitudine ad alzare la testa non mi sarei accorta della loro presenza.
Silvana Kühtz, docente di Estetica
Università della Basilicata