Ground break | Nari Ward a Milano

NARI WARD | Ground break
Milano | Pirelli Hangar Bicocca fino al 28 luglio 2024

Ground Break, retrospettiva delle ultime tre decadi di lavoro di Nari Ward, artista giamaicano che vive a NewYork, più che una mostra è un’esperienza che vale la pena di essere vissuta. Giocata fra luce e buio e fra suoni e silenzi, l’avventura inizia subito con un attraversamento quasi rituale, quello dentro e sotto cupole di fili intrecciati a oggetti abbandonati, fili che diventano quasi una rete da pesca, un mare in tempesta, un cammino accidentato, un viaggio nei mari della speranza, nel tempo, Hunger Cradle, una tela che si arricchisce ogni volta che l’opera è messa in mostra.
E mentre attraversi lo spazio ti arrivano i suoni, quelli di un discorso pronunciato da un pappagallo in video, e quelli di parole indistinte mescolate a immagini di una House of Justice deserta.
Lo spazio dedicato a questa esperienza è enorme, un allestimento performativo nell’hangar Bicocca che è quasi uno spazio architettonico, quello che hanno scelto le curatrici, Roberta Tenconi con Lucia Aspesi. Uno scenario che propone uno spazio interrotto da tantissime installazioni, fra cui per esempio pareti di bottiglie, Geography bottle curtain, schermi enormi poggiati per terra con i video di geografie narrate dal punto di vista dell’instabilità politica e storica, il Carpet Angel, angelo simbolico che scende dal soffitto e rimanda alle cerimonie di guarigione giamaicane, due cabine telefoniche che diventano stratificazioni di suoni e vuote identità.
Appartenenza, geografia, spettacolo e politica, contrasti e rigenerazioni spazio temporali.

E poi c’è la carrozzina e il deambulatore.

Limiti della mostra
Per me è stato il caldo il limite che mi ha impedito di girarla e rigirarla e rigirarla ancora una volta per goderne ancora e ancora.

Silvana Kühtz, docente di Estetica
Università della Basilicata


Nari Ward | Grounge break | Milano Hangar Bicocca | foto Silvana Kuhtz

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